Durante l’adolescenza vengono messi in atto dei comportamenti che, agli occhi degli adulti, possono apparire come segni di oppositività, disobbedienza, trasgressione, prepotenza, come segnali di sfida lanciati ai genitori o chi per loro. Tali condotte riguardano il marinare la scuola, ma anche l’utilizzo di sostanze stupefacenti e dei dispositivi tecnologici (web, videogiochi). Pensando alla sperimentazione come caratteristica naturale dell’adolescenza, tali condotte sono quasi fisiologiche, se non si superano certi limiti chiaro. Possono, infatti, portare a problematiche psicologiche e fisiche importanti, se esse diventano dominanti nella quotidianità e prevalgono, annullandole, sulle altre attività e sugli interessi del/della giovane.
I comportamenti dipendenti in generale, siano essi da sostanze o da internet o da chissà cos’altro, espongono il ragazzo/la ragazza a pericoli che non vanno in alcun modo sottovalutati. Oggi il web fornisce un’infinità di contenuti, alcuni dei quali sono nocivi e possono influenzare significativamente lo sviluppo psicologico dei giovani.
Un aspetto, sul quale il web ha notevole influenza, riguarda le credenze e i comportamenti sessuali. I giovani utilizzatori di internet sono continuamente esposti a immagini pornografiche, perché le ricercano attivamente o perché ne vengono esposti in maniera indesiderata. Nel caso in cui sia il/la giovane a ricercare tali contenuti, si può pensare a qualcosa di naturale e fisiologico; del resto in adolescenza si va incontro a cambiamenti corporei che riguardano anche il sesso. Questi comportamenti, però, espongono a importanti pericoli se agiti in maniera prevalente e, se vogliamo, compulsiva. Pensiamo che le conseguenze dannose possono aggravarsi per altre condotte attive del ragazzo/della ragazza: ad esempio la frequentazione di chat-room “sessuali” (se coì si possono chiamare), l’esposizione del corpo del/della giovane nelle sue parti intime, la presa visione e la messa in atto di comportamenti addirittura masturbatori di fronte a una webcam. Rimanendo su un piano prettamente concreto, questi comportamenti possono portare ad azioni perseguibili penalmente: molestie e aggressioni sessuali, online e offline.
Discorso analogo si può fare per l’abuso di sostanze e i disturbi alimentari. I giovani che agiscono questi comportamenti spesso ricercano nel web dei siti o dei portali dove poter condividere le loro “abitudini”. Molti di questi siti forniscono dei modelli di condotta e dei canoni di bellezza che hanno un’importante capacità di presa sul/sulla giovane emotivamente fragile. Essi sono, dunque, dei luoghi ideali dove vengono normalizzati e legittimati dei comportamenti rischiosi.
L’ adolescente non è il comportamento che agisce
Spesso si tende a colpevolizzare i giovani e a patologizzare i comportamenti disfunzionali, e si perde di vista la possibilità che essi siano l’espressione di qualcosa d’altro. Si tende, inoltre, a confondere il comportamento disfunzionale generalizzandolo alla persona nella sua totalità (è un’anoressica, è un drogato…). Riportiamo, invece, la nostra attenzione sul fatto che:
- L’adolescente è diverso dal comportamento che mette in atto
- Abbiamo di fronte un ragazzo/una ragazza che agisce un comportamento disfunzionale
- Abbiamo di fronte un ragazzo/una ragazza che, evidentemente, ha delle difficoltà o vive un disagio di qualunque tipo
- Quel comportamento esprime queste difficoltà o questo disagio
Questi quattro punti spesso passano inosservati e ce ne rendiamo conto quando ci troviamo di fronte a delle “etichette sociali”. Forse si potrebbe pensare che più è dannoso quel comportamento (consideriamo anche le conseguenze penali), più è importante il disagio vissuto. Forse si potrebbero considerare questi comportamenti come un grido, una richiesta di aiuto per risolvere e “bonificare” quello stato interiore.
Chiaramente, di fronte a comportamenti di questo tipo, i genitori e chi per loro si sentono disarmati, le provano tutte per migliorare la situazione, arrivando però, in alcuno casi, di fronte a vissuti di impotenza. In questa cornice assume grande importanza una terza figura che possa mettere luce sul perché di quel comportamento, sul suo significato originale e originario. Possiamo chiamarlo colloquio di supporto psicologico o psicoterapia, questo poco importa; quello che conta è individuare uno spazio e un tempo in cui l’altro, il/la giovane ma anche i suoi genitori, possa sentirsi accolto, accettato, ascoltato e visto, in tutte le sue parti, migliori e peggiori.